sabato 16 febbraio 2013

Apocalisse low coast





Esterno. Notte

Apocalisse low coast. Deiezioni non richieste. Gratuitamente sbattute in faccia. Reticolo di conati. Noise ###.

-          -    “Che strano silenzio adesso” - Eliminati i rumori di fondo si percepisce un irreale, desueto stato di quiete. Partorita alla vita solo il vento fa da contrappunto alla vacuità interiore.  Riporta alla percezione narrazioni aliene e lontane. Spazza nubi cariche di piogge acide.
-         -          “Quando ritorni qui?” Stelle nitide a portata di tocco.
Improvvisi spari illuminano la notte. Poi nulla. 

Si ritorna su sentieri battuti. Vigliacche manifestazioni d’essere. Quando la puntata perdura i pavidi disertano. Autoplay. Il retto consiglio onesto a sapersi. Facce illividite da luce al neon stanno a guardare in attesa di. Canidi avvoltoi di miserie altre. E quella volta, stacchi la spina ripeti. Ma non si pote contra tanta pena. Allora laceri brandelli sputate urla. Se morte deve essere che morte sia.

Karl Bissinger ph, Juliette Greco, Paris, 1948
Interno. Giorno. 

Sali pesantemente le scale. Pensi ad orecchie intransigenti.
Apri la porta. Vieni investita da un calore soffocante.  “Di nuovo i caloriferi accesi”. Li stacchi.
Come tuo solito giri per casa togliendo stivali e vestiti e stai lì. Mezza nuda anche se è febbraio.
Solito assillante trillo del telefono per ricordare i tuoi compiti. Break.
Lo senti, lo vedi, arriva, ti seduce, è pronto, maturo al punto giusto. E’ lì.
“E’ il caso di consumarlo prima che sia troppo tardi”. 

- Ma non lo fai subito - Hai l’espressione beota di chi insegue pensieri.
Quanta miseria e quanta bellezza.
“Lo sai che ti voglio bene?” - Non ci credi veramente. Ma ti fa bene.
E mandi al diavolo il resto.
Cristi atei nudi e crocifissi dal loro verbo. Punitori solo perché sei viva. Coscienze uncinate.
Sul derma altrui. Pulpiti blasfemi di vomitato astio. Bestie sacralizzate detentori di ossimore verità.
“Ma vaffanculo. Sono in pace. Con me stessa.”
Il freddo ha fatto il suo dovere. Ti rivesti.

Lo sguardo si posa voglioso, adesso. Ritto, lucente, impettito. Prendi gli strumenti. Prepari l’altare.
“Ti rendo onore. Piña a me”.







Testo di Maria Rita Orlando. All rights reserved-©. Opere pubblicate ai sensi della legge 22 aprile 1941 n. 633, capo V, sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione, in qualunque forma, senza autorizzazione dell’Autore. La riproduzione, anche parziale, senza l’autorizzazione dell’Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta legge.