sabato 15 settembre 2012

"Concattedrale dei S.S. Martiri del XX secolo di Patti: Lettura iconografica”

- Articolo “Franco Nocera, nella Concattedrale dei Martiri del XX secolo di Patti” Pubblicato su Effetto Arte di Maggio/Giugno 2013:  

Concattedrale di Patti Articolo 
http://www.rivistaeffettoarte.com/


http://mariaritaorlando.files.wordpress.com/2012/10/concattedrale-di-patti-articolo.pdf

Articolo Effetto Arte

Salendo lungo il crinale della collina che sovrasta Patti trovi quello che non ti aspetti, una costruzione di un azzurro che declina nel tono turchese, quasi a rimando del cristallino mare antistante. Eccola, è lì, oltre il sagrato lineare, perpendicolare alla linea centrale dell’ingresso, salda e affidabile come la chiglia di una nave: la Cattedrale dei S.S. Martiri del XX secolo.
Tutt’intorno è silenzio, e nel meriggio, non si scorge anima viva. Appena varcato il pesante portone ligneo, dove si scorge un tratto deciso ci si trova in uno scenario che avvolge, e in alto su di un ponteggio eccolo, l’artefice di cotanta bellezza: Franco Nocera.
E’ intento a definire delle dorature sulla superfice pittorica, assorto nel proprio lavoro non si accorge di un’altra presenza umana, e quasi, spiace interrompere tale comunione tra l’opera e il suo artefice. Dove l’anima dell’artista monrealese si confronta col sacro in un anelito che non conosce sosta, ogni tappa della sua ricerca è un elevarsi per discernere il mistero dell’amore divino perché “Anche il più perfetto tra gli uomini, privo della Tua sapienza, sarebbe stimato un nulla (…) Essa conosce che cosa è gradito ai Tuoi occhi e ciò che è conforme ai Tuoi decreti. Mandala dai cieli santi, dal Tuo trono glorioso, perché mi assista e mi affianchi nella mia fatica e io sappia ciò che ti è graditoSapienza 9, 6-10.
Con lo sguardo non si riesce ad abbracciare tutto il ciclo pittorico, ed è solo mirando condotti dall’ovale del tempio che si colgono figure antropomorfe, simbologie, quadrati magici evocativi della conoscenza medievale del sapere iniziatico. Immerse nell’azzurro, via dell’infinito, espressione del distacco dai valori terreni e dell’ascesa dell’anima liberata a Dio, colore mariano per eccellenza.
Nelle figure avvolte nella luce si coglie il vento che ne agita i piani, i tagli dei fondi animano lo spazio. Il palpito divino entra nella superficie e le dà forma.
Nella mano con estremità di fiore, si coglie il contatto ultraterreno, la mano di Dio che mostra al tempo stesso la certezza della punizione e la speranza di salvezza. Simbolo del Logos incarnato, di potenza e supremazia.
Scuote la scena drammatica del fratricidio tra Caino e Abele.
Invade la bellezza dei profeti che testimoniano la storia della salvezza, scritta da Cristo e dalla Chiesa.
Intorno angeli che guidano il fedele, testimoni della magnificenza di Dio.
Sembra d’udire il ronzio delle api, ministri operosi, con miele e dardi, emblema del Messia: da una parte ne evocano la dolcezza e la misericordia, dall’altra l’esercizio della legge di Cristo giudice.
Scorgi il pavone a coda chiusa, sapienza che diviene segno della beatitudine eterna, della visione diretta di Dio da parte dell’anima. E poi la lepre che per la sua prolificità è in stretta relazione con la terra-madre, e diviene pertanto anche simbolo della rigenerazione della vita; la sua congetturata capacità di dormire con gli occhi aperti ne fece una metafora della vigilanza
La conchiglia, che richiama l’acqua del battesimo, nel cristianesimo veniva posta come oggetto di corredo funerario a significare la tomba dalla quale l'uomo risorgerà il giorno del giudizio.
E l’Agnello emblema sacrificale del trionfo di Cristo sulla morte e le potenze del male.
Nel giglio, il candore, la purezza della Vergine, come non ricordare che nella tradizione biblica il giglio è il simbolo dell’elezione, della scelta dell’essere amato, tale fu il privilegio d’Israele fra le nazioni, della Vergine Maria fra le donne d’Israele.
Dei cervi, madre e figlio, un omaggio al territorio, i Nebrodi, Un tempo regno di cerbiatti, daini, orsi e lupi; il cui significato deriva dal greco “Nebros” che vuol dire appunto cerbiatto. La natura quale esempio dell’armonia divina, che offre intense suggestioni e ricordi indelebili qualsiasi sia l’interesse del visitatore. Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona” (Gn 1,31).
E l’occhio fissando ancora, vede il pellicano, che una  credenza narra che nutrisse i propri figli con la carne ed il sangue del suo petto, assunto a immagine del sacrificio di Cristo e della sua resurrezione.
E le stelle, come quella ad otto punte del pavimento che rappresenta la Vergine.
Non si può poi non notare al centro del tempio il manto rosso simbolo della rivelazione,  dell’Altissimo, e del sangue dei testimoni di fede.
Arrivati al nucleo della narrazione i cieli narrano la gloria di Dio attraverso il sacrificio dei martiri. Esempi fulgidi di umanità sublimata in misura doppia nell’amore divino e nel servizio del prossimo, sino all’estremo sacrificio, quello della vita stessa.
Massimiliano Maria Kolbe, che “non morì, ma diede la vita...." per salvare quella di un sergente polacco, ad  Auschwitz, o Gianna Beretta Molla emblema del coraggio dell’amore materno e della piena fiducia nella Provvidenza; Madre Teresa di Calcutta, madre degli ultimi, testimone della gioia di amare, della grandezza e della dignità di ogni essere umano,  Papa Giovanni Paolo II che ha esercitato il suo ministero con instancabile spirito missionario; che offrì la sua sofferenza di uomo tra gli uomini. In “Salvifici doloris”, Giovanni Paolo II ha detto che il Vangelo è la negazione della passività di fronte alla sofferenza. Cristo stesso in questo campo è soprattutto attivo”. Gesù infatti si è presentato come medico dei corpi e delle anime.
Alcune iscrizioni poi, rimandano in primo luogo alla Bibbia, e si fanno mediatrici tra testi sacri e figure.
Le parole si prestano anche a creare un “alone verbale”: esse servono a indicare una maggiore pregnanza di senso. Sono elementi essenziali della previsione e del progetto dell’artista, come le reazioni del fedele - spettatore davanti all’opera.
Come quelle intense, riferite a Maria “Bella come la luna e splendida come il sole", che appare raffigurata nel momento del passaggio dalla vita terrena a quella ultraterrena, come donna che ha vissuto i suoi anni, prima della trasfigurazione che la renderà icona al di là del tempo umano.
Continuano le figure bibliche, i candelabri, personificazione delle sette chiese che rappresentano i continenti, sei più una chiesa viva, il luogo stesso dove ci si trova.
Sette, numero del compimento, dell'abbondanza e della completezza nella tradizione semitica.
Giona che esce dopo tre giorni dal ventre della balena come figura di Cristo che vince la morte, viola gli inferi e risorge.
Un gatto che ghermisce un topo sotto una torre, ma questa volta in un’accezione positiva, frena l’invasione della città, la Gerusalemme celeste, città santa di Dio, che è annuncio di terra nuova e cieli nuovi. E  poi delle mani protese che vi si si identificano.
Infine, come non soffermarsi sui quadrati. Uno dei quattro simboli fondamentali, assieme al centro, al cerchio e alla croce (Chas). Nella tradizione cristiana, data l’uguaglianza dei suoi quattro lati, rappresenta il cosmo; i suoi pilastri d’angolo indicano i quattro elementi. Nel nostro caso è importante esaminarne l’aspetto allegorico, il quadrato rappresenta un carattere stabile (Denys le Chartreux). Non per niente molte chiese romaniche sono state costruite con base quadrata. Il quadrato assieme al cerchio rappresentano due aspetti fondamentali di Dio: l’unità e la manifestazione divina. Il cerchio il celeste, il quadrato il terrestre, non in quanto opposti ma distinzione e conciliazione di Creatore e creato.
Tra questi il Sator, simbolo di totalità, in questa formula tramandata dall'età paleocristiana, si racchiude la frase latina Sator Arepo Tenet Opera Rotas, ovvero il contadino all’aratro dirige i lavori, in cui alcuni studiosi hanno visto le “nozze cosmogoniche del Fuoco e dell’Acqua, generatrici della creazione” e, per estensione l’opera cosmica.
O il Labirinto, che se da un lato richiama un sapere misterico, dall’altro può essere inteso come un percorso verso il proprio santuario interiore nascosto, inteso come mens, tempio dello Spirito Santo nell’anima in stato di grazia, dove tutto si è semplificato in seguito a lunghi giri raggiunti dalla coscienza, luogo segreto dove si ritrova l’unità perduta dell’essere.
Il Quadrato meridiana, Sine sole sileo (Senza il Sole sono muta) iscrizione così appropriata ai solari misuratori del tempo: senza il sole, ovviamente, non vi si può leggere l’ora. Ma, qui, in cotal luogo  la frase risuona con significati iniziatici, ed il semplice senso letterale della citazione contemporaneamente si dissolve e si amplifica per accedere a completezze ed unitarietà che vanno a scardinare il consueto senso delle parole. Qual è la luce di cui si parla? La luce del vero sole, quella divina, e solo illuminati da essa si ascende al cielo.
Opportuna sembra adesso la riflessione sul ruolo dello spettatore-fedele, il cui coinvolgimento parte proprio dalla vista. D’altronde anche Cicerone osservava, in tempi non sospetti, che le immagini possano parlare alla mente più delle parole.
Ma c’è un culto connesso alla carne (devotio carnalis populi) che include anche il tatto: le figurazioni sono anche da abbracciare e baciare, il coinvolgimento procede per la gestualità che permette al credente una piena “identificazione emotiva”.
Esperienza corporea e anche spirituale che serve ad annodare ininterrottamente figure e Scrittura, a rammentare all’osservatore di essere innanzi  tutto un fedele. Convergenza di sensi e memoria, la memoria evita ogni deriva improntata a mero estetismo, i “sensi” impediscono di ridurre l’opera a una piatta esposizione di dottrine.
Missione mirabilmente raggiunta dall’artista.
E’ un luogo inusuale, questo, per i tempi che viviamo, dove lo spirito raggiunge il fedele attraverso l’arte contemporanea, e non posso fare a meno di pensare al coraggio illuminato di un vescovo che nella sua Diocesi conduce il credente verso un incontro privilegiato col sacro con un linguaggio coevo. Perché, se il tempio è lo spazio addetto all’esercizio del culto,  è d’uopo che offra, contrapposto al tempo divino, il tempo dell’uomo - parafrasando Settis -  nella vita d’ogni giorno. Di rimando mi giunge in mente il Mitralio, trattato di liturgia del vescovo Sicardo, nella parte in cui definisce la figurazione della chiesa come litterae laicorum, dove l’immagine viene assurta dai credenti quale discorso visuale, latore della missione salvifica di Dio, comprensibile a tutti.
Ritornando al nostro, una virtuosa collaborazione ha legato sinergicamente, con cotanti lirici risultati, Mons. Ignazio Zambito Vescovo di Patti, Don Basilio Scalisi, responsabile dell'Ufficio Diocesano per i Beni Culturali, fautore dell’incontro con il prof. Franco Nocera, titolare della cattedra di pittura e docente di Arte Sacra Contemporanea all'Accademia di Belle Arti di Palermo e l’architetto Pippo Fonti, le valenti maestranze in gran parte locali e infine, ma non ultimi, i fedeli fruitori dell’opera. Ed è auspicabile che altre diocesi si aprano all’arte contemporanea nei nuovi spazi per il culto, superando schemi passatisti.
Maria Rita Orlando All rights reserved-©.


 Tutto il materiale, testi e foto sono di Maria Rita Orlando. All rights reserved-©. Opere pubblicata ai sensi della legge 22 aprile 1941 n. 633, capo V, sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione, in qualunque forma, senza autorizzazione dell’Autore. La riproduzione, anche parziale, senza l’autorizzazione dell’Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta legge.

mercoledì 12 settembre 2012

LE STRADE DELLA POESIA 2012 - GUARDIA LOMBARDI

LE STRADE DELLA POESIA
GUARDIA LOMBARDI: 12-16 SETTEMBRE 2012
“IL FUOCO”

LA Mostra (dal 13 al 16) "Le strade della Poesia":
169 poesie di autori contemporanei, sul tema del Fuoco, in mostra lungo il percorso del centro storico, raccolte nel Catalogo Edizioni Delta 3, “Le strade della poesia: poesie del Fuoco”.

I POETI di 
“LE STRADE DELLA POESIA: LA POESIA DEL FUOCO”

Rina Accardo, Carlo Alfaro, Domenico Alvino, Giuseppina Amodei, Lucianna Argentino, Luca Ariano, Tiziana Baracchi, Raffaele Barbieri, Giulia Basile, Rosanna Bazzano, Gabriele Belletti, Teresa Bello Colella, Francesco Belluomini, Franco Buffoni, Anita Buono, Michele Calandriello, Maria Grazia Calandrone, Biancamaria Caliman, Caterina Camporesi, Federico Capuozzo, Ilaria Caputi, Cosimo Caputo, Liuba Cardaci, Maria Rosa Carotenuto, Felice Casucci, Carmine Cataldo, Maria Pina Ciancio, Ettore Cicoira, Domenico Cipriano, Edda Ciofi, Massimo Ciotta, Tiziana Cipolletta, Anna Ciufo, Maurizio Clementi, Salvo Colucci, Floriana Coppola, Gaetano Coppola, Giustina Coppola, Ermanno Cottini, Antonio D'Alessio, Vincenzo D'Alessio, Stella D'Amico, Vera D'Atri, Fabio Dainotti, Raffaela Danzica, Caterina Davinio, Carla De Angelis, Candido De Franchi, Gabriele De Masi, Teresa De Ninno, Ciro De Novellis, Gennaro De Vaio, Marco Degli Agosti, Nunzia Del Gaudio, Raffaele Della Fera, Pasquale Della Ragione, Giuda Di Biasi, Graziella Di Grezia, Francesco Di Sibio, Stelvio Di Spigno, Francesco Esposito, Enrico Fagnano, Narda Fattori, Federico Federici, Francesco Filia, Luigi Fontanella, Giuseppe Freda, Giovanna Frene, Mario Fresa, Tania Frongillo, Monia Gaita, Fabia Ghenzovich, Anna Gialanella, Licia Giaquinto, Federica Giordano, Antonio Gizzo, Antonietta Gnerre, Domenico Gramaglia, Carmine Grasso, Nicolina Grasso, Gianfilippo Gravino, Giovanna Maria Grazian, Gerardo Iandoli, Dante Iagrossi, Amerigo Iannacone, Francesco Iannone, Stella Iasiello, Costanzo Ioni, Giovanna Iorio, Fabio Attilio Iovino, Giuseppe Iuliano, Cettina Lascia Cirinnà, Letizia Leone, Giuseppina Lesa, Eugenio Lucrezi, Sarah Zuhra Lukanic, Mariarosaria Luongo, Massimo Luongo, Giovanna Luongo, Rossella Luongo, Annalisa Macchia, Bianca Madeccia, Roberto Maggiani, Lia Manzi, Lorenzo Mari, Vittoria Mariani, Maria Cristina Marra, Ketti Martino, Mariagrazia Martina, Ciro Masullo, Maria Nunzia Masullo, Italo Medda, Antonio Melillo, Domenica Melillo, Barbara Miceli, Carla Mocavero, Vera Mocella, Giorgio Moio, Franca Molinaro, Alberto Mori, Giovanni Moschella, Ivano Mugnaini, Michela Mussato, Alfonso Nannariello, Alessandro Narduzzo, Stefania Negro, Luciano Nota, Mariarosa Oneto, Maria Rita Orlando, Claudio Paesano, Domenico Palumbo, Giuseppe Panella, Gerardo Pedicini, Plinio Perilli, Eliana Petrizzi, Raffaele Piazza, Relinda Caterina Piemonte, Marco Ponticorvo, Aurelio Popoli, Nicola Prebenna, Carmine Puzo, Alessandro Ramberti, Enzo Rega, Anna Maria Renna, Flavia Ricucci, Sabina Romanin, Domenico Ruggiero, Anna Ruotolo, Silvio Sallicandro, Meth Sambiase, Lidia Sanseverino, Daniele Santoro, Armando Saveriano, Raffaele Scarpellino, Marisa Sica, Luciano Somma, Agostina Spagnuolo, Antonio Spagnuolo, Elena Tabarro, Giovanni Taufer, Alberto Toni, Lucia Trocciola, Liliana Ugolini, Raffaele Urraro, Adam Vaccaro, Elena Varriale, Giuseppe Vetromile, Rodolfo Vettorello, Salvatore Violante, Antonella Zagaroli, Gerarda Zarra.