mercoledì 15 febbraio 2012

Riflessioni sull'incontro di un magistrato - Troppe coincidenze

Ho incontrato poco fa, per le vie del centro Giuseppe Ayala, qui a Carpi.
L’ho riconosciuto subito, da lontano, sempre lo stesso, un po’ più scavato in viso, più canuto.
Alto, non ricordavo che fosse così alto. Mi è passato accanto, avrei voluto fermarlo, parlare con lui.
Era in compagnia di Pierluigi Senatore, credo, caporedattore di Radio Bruno.
Stasera, all’Auditorium  San Rocco, dialogheranno per la presentazione dell’ultimo libro del magistrato, “Troppe coincidenze”.  Sarebbe stato facile avvicinarlo, per la gente assorta nei propri affari lui era uno dei tanti passanti. Invece no, non per me. Ma non l’ho fatto. La sua vista ha richiamato alla mia memoria i fatti del ’92. 
La mia incredulità, e, un crescendo di dolore e rabbia. Lo ricordavo più minuto e un motivo c’è.
L’ultima volta che lo vidi così da vicino fu al funerale di Borsellino, inghiottito in un mare di folla.

Maria Rita Orlando ph. All rights reserved-©.
E tanti fatti a seguire, la voglia di verità, la strenua testarda illusione di giustizia. Verità e Giustizia, e dentro un popolo che forse ha dimenticato, che preso dalla schiavitù del sopravvivere forse preferisce non vedere o semplicemente si è rassegnato. Parlo del popolo senza strumenti e di quello che ne ha troppi. E in mezzo chi resiste e crede nel cambiamento. Stretto in una morsa.
L’ho congedato, accompagnandolo con lo sguardo, fino all’ingresso della libreria Mondadori sotto casa.
15.02.2012





Tutto il materiale, testi e foto sono di Maria Rita Orlando. All rights reserved-©. Opera pubblicata ai sensi della legge 22 aprile 1941 n. 633, capo V, sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione, in qualunque forma, senza autorizzazione dell’Autore. La riproduzione, anche parziale, senza l’autorizzazione dell’Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta legge.

martedì 14 febbraio 2012

Note di passaggio

“Fai pilates? - Si con l’età -  Ti ha detto che sei grasso e vecchio, questo è molto borghese” - “Sei dimagrito? No? Sarà la barba” - “E’ pieno ed è S. Valentino - Ma no, è meglio così” - 

“E Marina? - E’ rimasta bloccata dalla neve”.
“Ho intrapreso un cammino, a Santa Croce, alla domenica, alle 8 -  Ma è troppo presto, e il venerdì? – No. Siamo in pochi, pochi eletti, e poi lo sguardo dei  nuovi e l’imbarazzo ad entrare in un gruppo chiuso” - “Ma hai la gonna o i pantaloni? - No, è un pantalone - Peccato” - “Andiamo dalle suore a servire le frappe - Siete quattro gatti”.

“Benvenuti - Vite amorose dei musicisti - Poco male, ma io mi occupo più del contrappunto. Bach vita retta. Vive infanzia serena piena di musica, che eredita dai suoi predecessori. Come l’artigiano barocco, non come passione. 7 figli, muore la moglie. Seconda moglie 13 figli, tra i quali uno musicista”.

Mozziconi di discorsi tra varia, molto snob-cultural-chic , umanità. Qui in questo luogo tempio dei millenni rimasto a custodire note di passaggio. Concerto per piano in quel di 14 febbraio.

Già con l’avvio delle onde sonore nell’aria uno sforzo alla schiena mi prende e ’l mover le dita in automatico non più io non più.
Palazzo dei Pio. Carpi. 
Maria Rita Orlando ph. All rights reserved-© 2012.

E altro da me mi  pervade.

Un ruotare volteggiare, come sbatter d’ali di farfalla in vetro, e poi salta zampilla, franta, va su su su, e rivoli in basso a scorrere su scalinate marmoree e rotola rotola, vien giù. 

Lieto sorride. Riso cristallino di bimbo nel sole. E rincorrersi tra siepi e giochi di palla e voci in lontananza.

Richiami: “E’ già sera. Rientra è sera”. La luce è sparita, solo l’imbrunire.

Silenzio nelle vuote stanze, con passo serico ti muovi a chiudere gli scuri. E vegli il sonno innocente.

L'ultima porta e poi… Lieta lieta l’ardire, il talamo (gioisce) che prende, prende. Intensità crescente cade anche il velo dell’ultima pudicizia, e un battere ed un levare. Arcane segrete geometrie allacciano.

Poi crescendo congiunti. Calma voluttà lieve e sguardi e fiorir di rose, ronzio d’api e polline.

Schermaglie e risa risa.

Arriva il giorno e canti a destare membra dopo la pugna. Su è ora, è ora su.

Si riempiono di voci le riaccese stanze e frullo d’ali intorno. In cucina la fantesca da tempo è all’opera.

Su è tardi. Un bacio e via. Al trotto si va.

Giunti alla civiltà è tutto un battere di tasti, ed esaminare di carte e scorrere inchiostri e schermi.

“E che prezzo avrà simile deciso ardire - Ma tutto ha un prezzo e anche le vite lo hanno - Suvvia è solo economia. 1 2 3, 10 100 1000 - E se poi… Che prezzo avrà tutto ciò? - Basta non è compito il nostro. Noi si deve agire chirurgicamente, quadrare”. 

Altre stanze altri luoghi.

Separa, spargi, impasta e gira, frulla, assaggia, stendi, tira, bolle bolle bolle l’acqua sul fuoco e borbotta e attizza.

“Ecco a lei - Si quant’è? - Basta uno grazie”.

E fuori nella via. Semaforo rosso giallo verde. E altrove attraverso crocevie e vicoli, bassi.

Arriva arriva il profumo.

Esterno notte. Passi sul selciato, serena solitudine. Aria frizzante, occhi come calici che traboccano, passanti che affrettano il passo, echi di vite. Sentite o sognate.

Indugio ancora un po’, per lenire il cuore, in fondo, in fondo a tutto, a tutto ciò c’è il domani. C’è l’alba. Dovrà pur arrivare. Fermati, fermati cuore, tumulto basta. Notte lascia i tuoi morsi sull’anima grave.  

E correre fuggire da cosa, da cosa poi. Lascia la tua preda, notte, pietas.

Ecco, vedo, finalmente giunge l’aurora. Lo scorgo, salva. Piano, è qui è qui.

Schumann poche certezze anche allora. Malattia, vari tentativi di suicidio, doppia anima (Diari lettere) estro e meticolosità lo tenevano legato alla vita reale. - Mozart, rapporto intenso e vitale con le donne, espansivo e spontaneo “giochi da monello” . Vi leggo un passo della lettera perché è S. Valentino. Lettera alla cugina, è carina brava affabile, ha vissuto, si divertirono insieme perché è una monella “ti sparerò con lo schioppo nelle terga” - Descrizione di Solomon su Beethoven. Pessimo carattere. 41 anni soltanto e dichiarava che il suo nome doveva stare vicino al nome di Hendel. L’amore lo spaventava. Corteggiava donne sposate sublimando con l’amicizia e poi combinava guai. “Immortale amata” complicazione, amori, fantasmi, ricambiato. Resta destabilizzato,  fa un passo indietro. Amori a distanza. Terrore solitudine”.
Piego ripongo esamino, catalogo, vi è tutto o no?

“Chi c’è, chi c’è li? Mostratevi, per Dio!”

Rincorrersi di stanze, serrare chiavistelli. “Chi c’è?”

In fondo alle scale un’ombra... Passi? No, è un’impressione .

Paura, cresce, sale, attanaglia. “Mostratevi, non son sola sapete?”

Scorgo bagliore riflesso, una sagoma. Svelato arcano il nemico, è chiaro, è qui.

Son io. Io.

Corpo molle abbandonato giace, vinto, sorride ai mostri da sé generati, amare consapevolezze vengono fuori ma pacate tenerezze, suoni di vita, risate argentine, occhi amati, troppo lontani, è un moto sì caro allora che chiama e che vibra in cuore. Manca poco, poco e ancora con voi sarò.

Nell’abbraccio il ricordo prende e consola della pena e degli affanni, e scende piano, una stilla di pianto lieve, lieve ma dolce, tale è la consolazione di un cuore troppo solo che vibra e sussulta.

E niente adesso riesce a scalfire il richiamo del ventre suo.

Ed è un ripercorrere tutta un’esistenza all’incontrario per poi ricominciare. Riprendendo le fila da dove aveva interrotto.

Applausi scroscianti scuotono il mio divagare. Sono ancora qui, nel Palazzo dei Pio, a Carpi.
Le note di passaggio mi hanno restituita all'oggi.
Maria Rita Orlando, 14.02.2012, Carpi.

martedì 7 febbraio 2012

Lui sa chi sono

Lui sa chi sono.
Io so chi è.
E c'è un mondo in quest'affermazione. 






Opera pubblicata ai sensi della legge 22 aprile 1941 n. 633, capo V, sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione, in qualunque forma, senza autorizzazione dell’Autore. La riproduzione, anche parziale, senza l’autorizzazione dell’Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta legge.

lunedì 6 febbraio 2012

Prima che tutto si compisse

 

Maria Rita Orlando ph. All rights reserved-©.
“Eccomi qui, ancora grondante, pregna di aromatici effluvi freme l’emergenza della scrittura.
Dopo tre giorni di romitaggio nella mia dimora. Intenzionale sia chiaro.
Rinchiusa e lacerata, ripetendo mantra – per niente liberatori – sezionando frattali in cui resto irrimediabilmente, impigliata.
E come un asceta dopo ieratica immane inedia mi sono apprestata al lavacro.
No, non cito gaberiane metafore. 
E’ qualcosa di più.
L’ungere e il frizionare di oli e sali il corpo umido mi purifica di rimando lo spirito.
Non per niente l’acqua è un sacramentale nella cultura cristiana. E con essa scivolano via passioni e pensieri, preci e malìe. Scorre sul derma nudo, psiche, carne, anima, sangue sono mondati.
Colmo di nuova luce. Tempio. 
Noli me tangere, quante volte il mio corpo non poteva essere reale.
Basta, sento improvvisamente fremiti di freddo che salgono lungo la schiena.
Mi asciugo.
Continuo l’unzione, rosa canina, rosmarino, vaniglia nera.
Mi rivesto. Metto la sottoveste, quella nera, madre amorosa.
Chiudo gli occhi, ma è un attimo.
Infilo il vestito di maglia blu di Prussia, ci sto bene dentro. 
Indosso il cappotto, berretto, guanti e in un attimo sono fuori. L’aria gelida mi sferza il viso, mi piace, è cristallina. Spettacolo, ancora nella mia corte interna c’è della neve immacolata, che nessuno ha calpestato, affondo il passo nella coltre soffice è come camminare sulle nuvole.
Arrivo innanzi alla scala nobile, la fioriera circolare con l’edera sembra una corona sormontata d’ermellino, non resisto e prendo in mano un pugno di quel morbido vello, anche se ho i guanti sento il gelo arrivarmi alla punta delle dita. Brivido.
Apro il pesante portone.
Sono fuori, i portici, la piazza, il castello, le luci, sento nell’aria musiche ovattate, scorgo fiamme tremolanti di stufe a gas nel caffè del teatro.
La vita. Il teatro. Neoclassico, gentile e compunto, brilla di ori e di tinte pastello esaltate nelle infinite morbidezze e risorse chiaroscurali, compendia pensieri che l’occhio ha fissato senza disperderne mai il senso del mistero, anzi, ampliandone l’efficacia. Prendo posto, palco 5 posto 2. 
L’addetto del botteghino è stato veramente gentile, una collocazione incantevole, con una visone ed un’acustica di tutto riguardo.
Sono sola, mi sento come in Palco borghese di Matilde Serao. 
Altri tempi, altri luoghi.
Fermo i ricordi.
Buio in sala. Adesso solo la bellezza”.


Ho scritto questo breve testo ispirata da un luogo che ho imparato ad amare, nonostante la sua diffidenza. Dedito alla bellezza e alla cultura. Che non sarà più lo stesso. Carpi.

Pubblicato su Migranze.net – Portale di Scrittura Interattiva
http://www.migranze.net/blog/ 

 Tutto il materiale, testi e foto sono di Maria Rita Orlando. All rights reserved-©. Opere pubblicate ai sensi della legge 22 aprile 1941 n. 633, capo V, sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione, in qualunque forma, senza autorizzazione dell’Autore. La riproduzione, anche parziale, senza l’autorizzazione dell’Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta legge.



 

  

venerdì 3 febbraio 2012

Mutevole narciso

Mutevole narciso
avvolgi con parole di miele.
Fragile artifizio è
questo gioco che cinge.
Ieratico esercizio di stile
con sensuali lacci e lacciuoli
per sentire vita.







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