neo-oggettuale si deve al movimento Dada e a Duchamp che compie sul manufatto un'operazione di trasferimento del significato oggettivo, con conseguente assegnazione di altra identità, per cui, se un oggetto usuale viene decontestualizzato e posto in un contesto nuovo quale una galleria o un museo, ecco che automaticamente accade la sua elevazione al rango d'opera d'arte, con una disinvolta attestazione di nichilismo estetico; si deve arrivare alla Pop Art con Rauschenberg, Jasper Johns, Olderburg, per una nuova stagione, diversa dalla prima, perché meno declinata all’aspetto provocatorio e molto più al “versante noetico”, come precisa Gillo Dorfles Se un iniziale aspetto dell'interesse artistico per l'oggetto[1], e che, avviatasi a partire dagli anni ottanta, ha dato luogo a molteplici attività.
La funzione noetica rivela un mondo. L’attività noetica è, al di là dell'apparenza alla quale l'intelletto si arresta per ordinarla o interpretarla, l'espressione.
Nella fenomenologia di Husserl la noesi è l’elemento soggettivo dell’esperienza, la pluralità degli atti con cui si coglie l’oggetto: percepire, immaginare, ricordare, giudicare [2]. Il ready made termine coniato dallo stesso Duchamp, rimuovendo l’apparato funzionale dal suo uso consueto, lo isola dal contesto e obbliga l'osservatore a valutarlo per se stesso, a scrutarlo con sguardo nuovo. Tutto può farsi "opera d’arte", il che è una maniera per rinsaldarne la dimensione noetica. Quello che importa, è la componente intellettiva che concediamo a qualsiasi esperienza, la quale può uscire di rotta, alienata su altri binari, e allora, anche senza che nulla cambi nel suo apparato fisico, essa accede nella sfera del merito estetico mutandone la semantica. La semantica va oltre la parola e cerca i legami e le relazioni con la realtà extralinguistica. La semantica di cui ci si occupa in questo contesto non studia i rapporti tra le parole, mai tra i segni, “del rapporto tra segno e denotatum” (Gillo Dorfles), di qualcosa che è indicato; un oggetto capace di interagire con l’osservatore, dell'influenza dell'intelletto sulla materia, agendo sulla di lui coscienza.
La sedia per suo compito è adibita alla pausa, le sedie-oggetto, astanti di infinite soste, sono le custodi di riflessioni e considerazioni lente, si ammantano di vissuto, prendono in carico e si palesano a chi ad esse si approssima. ono e, contemporaneamente mistificano la verità. Lo schienale, dato da elementi vegetali sclerotizzati, richiama le vite bruciate e nel contempo fuse con lo scheletro/struttura delle torri.
Ho usato del nero e del rosso per il loro potere evocativo e simbolico: il nero per il mondo occidentale è il colore dell’angoscia, del dolore, della morte e del lutto. Il rosso è prerogativa dei simboli del potere, della religione e della guerra; esso rinvia a due circostanze vive incessantemente nella storia: il fuoco e il sangue.
Maria Rita Orlando ©
[1] Gillo Dorfles, Ultime tendenze nell’Arte d’oggi,
Feltrinelli, 1999.
[2]
Noesi, Enciclopedia Treccani.
[ Enciclopedia dell'Italiano – Treccani
http://mariaritaorlando.wordpress.com/2014/06/02/sciarada/
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