Nel parlare delle due opere di Maria Rita Orlando donate alla Galleria dell’Eros “Piero Montana” dobbiamo ricordare che l’artista di Misilmeri è stata molto vicina a Giusto Sucato suo compaesano scomparso già da qualche anno. In queste due opere la Orlando utilizza anche lei materiali della civiltà contadina che ricicla in opere d’arte.La prima del 1997 è “Sportello” e raffigura un sesso femminile attraverso un baccello di ficus, già maturo e in parte aperto,con dentro dei semi ancora non espulsi, che l’artista ricrea con dei mosaici colorati ed incollati all’interno di esso. Il baccello si trova al centro di un bersaglio dipinto su uno sportello da cui si intravede in alto la fuoriuscita in metallo della chiusura. L’opera è emblematica costituendo il centro del nostro immaginario erotico. E’ anche il frutto delle piante moiaceae, a cui anticamente si attribuiva un potenziale magico. Questo frutto, come abbiamo accennato, nella sua apertura rappresenta in modo chiaro, evidente la vulva, il sesso femminile e fa intravedere al suo interno le sue parti molli, contenenti dei piccoli semi rotondi colorati, alludenti in profondità agli ovuli da fecondare. Essa si presta così all’oggetto del desiderio erotico non necessariamente finalizzato alla procreazione ed esclusivamente al possesso e inseminazione maschile. Questa vulva è il centro del mondo, la sua origine e non a caso si trova situata all’interno di cerchi concentrici raffiguranti una sorta di labirinto. “Sportello” per noi è un’opera originale indicante una soglia da varcare, una porta non ermeticamente serrata che si può aprire e chiudere, e che in questa duplice operazione si presta a diverse interpretazioni semantiche, che ne fanno un’opera d’arte.La seconda creazione dell’artista di Misilmeri é “Mangiami, bevimi” (2018) alludente al sesso orale sia da parte dell’uomo che di una donna. Essa raffigura al centro di un setaccio, di un “crivo” detto in siciliano, una melagrana aperta o spaccata. La melagrana ha molta affinità con le ovaie, e il suo succo con il sangue, appunto i genitali femminili in simbolo di fecondità. Nell’astrologia moderna, si assegnano queste parti del corpo a Plutone e al segno dello Scorpione, infatti nel mito di Plutone e Persefone si menzionano le melagrane. Il frutto del melograno, simbolo di fertilità e abbondanza, è anche un simbolo del motto alchemico ”VITRIOL” (Visita Interioris Terrae Rectificandoque Invenies Occultum Lapidem).A motivo del suo profondo significato simbolico, il frutto è raffigurato in molta iconografia religiosa ed esoterica ma anche in artisti come Dante Gabriele Rossetti. Famosa infatti è di questo pittore dell’ottocento la sua “Persefone” che tra le mani regge un melograno appena sbocconcellato, simbolo di amore e fedeltà coniugale. Proprio questo senso simbolico viene colto dalla nostra artista di Misilmeri, che nel frutto autunnale sbocconcellato vede la dedizione da parte dell’uomo al rapporto orale con il sesso della sua donna. Il “crivo” certo è un setaccio e serviva anche a trattenere nelle sue maglie l’oro dalle acque di un fiume. “Le acque del fiume” hanno un significato erotico, esse sono infatti il liquido che secerne la vulva nella sua eccitazione e l’oro non è che la stessa secrezione vaginale bevuta dalla bocca dell’uomo. Questa simbologia non è soltanto erotica ma anche alchemica ed essa può purtroppo essere intesa solo dagli intenditori che nell’oro vedono appunto il ”VITRIOL” (Visita Interioris Terrae Rectificandoque Invenies Occultum Lapidem), che in termini profani e sessuali possiamo intendere come un cunnilungus, che tra tutte le carezze e i preliminari sessuali possibili rimane quello più intimo.Piero Montana
La Galleria potrà essere visitata gratuitamente da un pubblico adulto a partire da sabato 13 Ottobre solo nei giorni di lunedì, mercoledì, venerdì dalle ore 18 alle 20.