Ho
incontrato poco fa, per le vie del centro Giuseppe Ayala, qui a Carpi.
L’ho
riconosciuto subito, da lontano, sempre lo stesso, un po’ più scavato in viso,
più canuto.
Alto, non
ricordavo che fosse così alto. Mi è passato accanto, avrei voluto fermarlo,
parlare con lui.
Era in
compagnia di Pierluigi Senatore, credo, caporedattore di Radio Bruno.
Stasera,
all’Auditorium San Rocco, dialogheranno per la presentazione dell’ultimo
libro del magistrato, “Troppe coincidenze”. Sarebbe stato facile
avvicinarlo, per la gente assorta nei propri affari lui era uno dei tanti
passanti. Invece no, non per me. Ma non l’ho fatto. La sua vista ha richiamato
alla mia memoria i fatti del ’92.
La mia incredulità, e, un crescendo di dolore
e rabbia. Lo ricordavo più minuto e un motivo c’è.
L’ultima
volta che lo vidi così da vicino fu al funerale di Borsellino, inghiottito in
un mare di folla.
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E tanti
fatti a seguire, la voglia di verità, la strenua testarda illusione di
giustizia. Verità e Giustizia, e dentro un popolo che forse ha dimenticato, che
preso dalla schiavitù del sopravvivere forse preferisce non vedere o
semplicemente si è rassegnato. Parlo del popolo senza strumenti e di quello che
ne ha troppi. E in mezzo chi resiste e crede nel cambiamento. Stretto in una
morsa.
L’ho
congedato, accompagnandolo con lo sguardo, fino all’ingresso della libreria
Mondadori sotto casa.
15.02.2012
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