“Fai pilates? - Si con l’età - Ti ha detto che sei grasso e vecchio,
questo è molto borghese” - “Sei dimagrito? No? Sarà la barba” - “E’ pieno ed è
S. Valentino - Ma no, è meglio così” -
“E Marina? - E’ rimasta bloccata dalla
neve”.
“Ho intrapreso un cammino, a Santa Croce, alla domenica, alle 8 - Ma
è troppo presto, e il venerdì? – No. Siamo in pochi, pochi eletti, e poi lo
sguardo dei nuovi e l’imbarazzo ad entrare in un gruppo chiuso” - “Ma hai
la gonna o i pantaloni? - No, è un pantalone - Peccato” - “Andiamo dalle suore
a servire le frappe - Siete quattro gatti”.
“Benvenuti - Vite amorose dei musicisti - Poco male, ma io mi occupo più
del contrappunto. Bach vita retta. Vive infanzia serena piena di musica, che
eredita dai suoi predecessori. Come l’artigiano barocco, non come passione. 7
figli, muore la moglie. Seconda moglie 13 figli, tra i quali uno musicista”.
Mozziconi di discorsi tra varia, molto snob-cultural-chic , umanità. Qui in
questo luogo tempio dei millenni rimasto a custodire note di passaggio.
Concerto per piano in quel di 14 febbraio.
Già con l’avvio delle onde sonore nell’aria uno sforzo alla schiena mi
prende e ’l mover le dita in automatico non più io non più.
|
Palazzo dei Pio. Carpi.
Maria Rita Orlando ph. All rights
reserved-© 2012. |
E altro da me mi pervade.
Un ruotare volteggiare, come sbatter d’ali di farfalla in vetro, e poi
salta zampilla, franta, va su su su, e rivoli in basso a scorrere su scalinate
marmoree e rotola rotola, vien giù.
Lieto sorride. Riso cristallino di bimbo nel sole. E rincorrersi tra siepi
e giochi di palla e voci in lontananza.
Richiami: “E’ già sera. Rientra è sera”. La luce è sparita, solo
l’imbrunire.
Silenzio nelle vuote stanze, con passo serico ti muovi a chiudere gli
scuri. E vegli il sonno innocente.
L'ultima porta e poi… Lieta lieta l’ardire, il talamo (gioisce) che prende,
prende. Intensità crescente cade anche il velo dell’ultima pudicizia, e un
battere ed un levare. Arcane segrete geometrie allacciano.
Poi crescendo congiunti. Calma voluttà lieve e sguardi e fiorir di rose,
ronzio d’api e polline.
Schermaglie e risa risa.
Arriva il giorno e canti a destare membra dopo la pugna. Su è ora, è ora
su.
Si riempiono di voci le riaccese stanze e frullo d’ali intorno. In cucina
la fantesca da tempo è all’opera.
Su è tardi. Un bacio e via. Al trotto si va.
Giunti alla civiltà è tutto un battere di tasti, ed esaminare di carte e
scorrere inchiostri e schermi.
“E che prezzo avrà simile deciso ardire - Ma tutto ha un prezzo e anche le
vite lo hanno - Suvvia è solo economia. 1 2 3, 10 100 1000 - E se poi… Che
prezzo avrà tutto ciò? - Basta non è compito il nostro. Noi si deve agire
chirurgicamente, quadrare”.
Altre stanze altri luoghi.
Separa, spargi, impasta e gira, frulla, assaggia, stendi, tira, bolle bolle
bolle l’acqua sul fuoco e borbotta e attizza.
“Ecco a lei - Si quant’è? - Basta uno grazie”.
E fuori nella via. Semaforo rosso giallo verde. E altrove attraverso
crocevie e vicoli, bassi.
Arriva arriva il profumo.
Esterno notte. Passi sul selciato, serena solitudine. Aria frizzante, occhi
come calici che traboccano, passanti che affrettano il passo, echi di vite.
Sentite o sognate.
Indugio ancora un po’, per lenire il cuore, in fondo, in fondo a tutto, a
tutto ciò c’è il domani. C’è l’alba. Dovrà pur arrivare. Fermati, fermati
cuore, tumulto basta. Notte lascia i tuoi morsi sull’anima grave.
E correre fuggire da cosa, da cosa poi. Lascia la tua preda, notte, pietas.
Ecco, vedo, finalmente giunge l’aurora. Lo scorgo, salva. Piano, è qui è
qui.
“Schumann poche certezze anche allora. Malattia, vari tentativi di
suicidio, doppia anima (Diari lettere) estro e meticolosità lo tenevano
legato alla vita reale. - Mozart, rapporto intenso e vitale con le
donne, espansivo e spontaneo “giochi da monello” . Vi leggo un passo
della lettera perché è S. Valentino. Lettera alla cugina, è carina brava
affabile, ha vissuto, si divertirono insieme perché è una monella “ti
sparerò con lo schioppo nelle terga” - Descrizione di Solomon su Beethoven.
Pessimo carattere. 41 anni soltanto e dichiarava che il suo nome doveva stare
vicino al nome di Hendel. L’amore lo spaventava. Corteggiava donne sposate
sublimando con l’amicizia e poi combinava guai. “Immortale amata”
complicazione, amori, fantasmi, ricambiato. Resta destabilizzato, fa un
passo indietro. Amori a distanza. Terrore solitudine”.
Piego ripongo esamino, catalogo, vi è tutto o no?
“Chi c’è, chi c’è li? Mostratevi, per Dio!”
Rincorrersi di stanze, serrare chiavistelli. “Chi c’è?”
In fondo alle scale un’ombra... Passi? No, è un’impressione .
Paura, cresce, sale, attanaglia. “Mostratevi, non son sola sapete?”
Scorgo bagliore riflesso, una sagoma. Svelato arcano il nemico, è chiaro, è
qui.
Son io. Io.
Corpo molle abbandonato giace, vinto, sorride ai mostri da sé generati,
amare consapevolezze vengono fuori ma pacate tenerezze, suoni di vita, risate
argentine, occhi amati, troppo lontani, è un moto sì caro allora che chiama e
che vibra in cuore. Manca poco, poco e ancora con voi sarò.
Nell’abbraccio il ricordo prende e consola della pena
e degli affanni, e scende piano, una stilla di pianto lieve, lieve ma dolce,
tale è la consolazione di un cuore troppo solo che vibra e sussulta.
E niente adesso riesce a scalfire il richiamo del ventre suo.
Ed è un ripercorrere tutta un’esistenza all’incontrario per poi
ricominciare. Riprendendo le fila da dove aveva interrotto.
Applausi scroscianti scuotono il mio divagare. Sono ancora qui, nel Palazzo
dei Pio, a Carpi.
Le note di passaggio mi hanno restituita all'oggi.
Maria Rita Orlando, 14.02.2012, Carpi.