Esterno. Notte
Apocalisse low coast.
Deiezioni non richieste. Gratuitamente sbattute in faccia. Reticolo di conati. Noise
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- - “Che strano silenzio adesso” -
Eliminati i rumori di fondo si percepisce un irreale, desueto stato di quiete.
Partorita alla vita solo il vento fa da contrappunto alla vacuità
interiore. Riporta alla percezione
narrazioni aliene e lontane. Spazza nubi cariche di piogge acide.
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“Quando ritorni qui?” Stelle nitide a
portata di tocco.
Improvvisi
spari illuminano la notte. Poi nulla.
Si ritorna su sentieri
battuti. Vigliacche manifestazioni d’essere. Quando la puntata perdura i pavidi
disertano. Autoplay. Il retto consiglio onesto a sapersi. Facce illividite da
luce al neon stanno a guardare in attesa di. Canidi avvoltoi di miserie altre.
E quella volta, stacchi la spina ripeti. Ma non si pote contra tanta pena.
Allora laceri brandelli sputate urla. Se morte deve essere che morte sia.
Karl Bissinger ph, Juliette Greco, Paris, 1948 |
Interno. Giorno.
Sali
pesantemente le scale. Pensi ad orecchie intransigenti.
Apri
la porta. Vieni investita da un calore soffocante. “Di nuovo i caloriferi accesi”. Li stacchi.
Come
tuo solito giri per casa togliendo stivali e vestiti e stai lì. Mezza nuda
anche se è febbraio.
Solito
assillante trillo del telefono per ricordare i tuoi compiti. Break.
Lo
senti, lo vedi, arriva, ti seduce, è pronto, maturo al punto giusto. E’ lì.
“E’ il caso di
consumarlo prima che sia troppo tardi”.
-
Ma non lo fai subito - Hai l’espressione beota di chi insegue pensieri.
Quanta
miseria e quanta bellezza.
“Lo
sai che ti voglio bene?” - Non ci credi veramente. Ma ti fa bene.
E
mandi al diavolo il resto.
Cristi
atei nudi e crocifissi dal loro verbo. Punitori solo perché sei viva. Coscienze
uncinate.
Sul
derma altrui. Pulpiti blasfemi di vomitato astio. Bestie sacralizzate detentori
di ossimore verità.
“Ma
vaffanculo. Sono in pace. Con me stessa.”
Il freddo ha fatto il
suo dovere. Ti rivesti.
Lo
sguardo si posa voglioso, adesso. Ritto, lucente, impettito. Prendi gli
strumenti. Prepari l’altare.
“Ti
rendo onore. Piña a me”.
Testo di Maria Rita Orlando. All rights reserved-©. Opere
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