giovedì 14 maggio 2020

Cristoforo da Collesano - Lettura iconografica


Il confronto con l’arte sacra è una sfida per un artista contemporaneo.
Riuscire a dare una chiave di lettura ad un tema liturgico in modo coevo senza perdere di vista le Scritture, il culto con i suoi riferimenti iconografici, senza essere opaca esposizione di dottrine e di contro, far convergere la figurazione, come esperienza visiva, senza cadere nel mero estetismo, non è cosa da poco conto.
Cristoforo da Collesano*
Quando ho scelto di rappresentare un eremita, un anacoreta, mi sono posta degli interrogativi. Cosa spinge un uomo a lasciare tutto e a ritirarsi nella meditazione, nella contemplazione e nella preghiera? Con gli occhi di figlia del nostro tempo sembra una scelta apparentemente insensata, non priva di immane sacrificio, anche tenendo conto che, Cristoforo di Collesano, non solo era inserito nel tessuto sociale del suo territorio, ma era anche marito e padre.
Non vi ho trovato risposta guardando con gli occhi della ragione, che non possono appieno capire: certi responsi sono propri dello spirito.
Allora mi sono soffermata al tempo dell’uomo, ricordando quanto diceva Cicerone, “che le immagini possano parlare alla mente più delle parole”, litterae laicorum, nel caso dell’arte sacra, foriere  della missione salvifica.
Nel rappresentare lo stilita, ho scelto uno spazio che è una stanza dello spirito, un non-luogo, dove il protagonista non è la creatura, ma il Creatore, a cui esso si volge sia nello sguardo verso il gesto dell’icona del Cristo benedicente, volutamente ritratto omettendone il volto, sia nella Parola, nelle iscrizioni, che si fanno intermediarie tra testi sacri e figurazioni, trascritte in greco, dato che Cristoforo fu un monaco basiliano, che rimandano alle parole dell’evangelista Matteo:
-   Allora Gesù disse ai suoi discepoli: “Se uno vuol venire dietro me, rinunzi a se stesso prenda la sua croce e mi segua“ (Matteo 16,24).
Le parole creano un “alone verbale”, esse servono a indicare una maggiore pregnanza di consapevolezza.
Consapevolezza rafforzata dalla finestra da cui arriva la luce che rischiara l’ambiente ed il volto del santo, luce divina, e solo illuminati da essa si ascende al cielo. Altro elemento dell’opera è la forma quadrata dell’apertura, nella simbologia cristiana, il quadrato, data l’uguaglianza dei suoi quattro lati, raffigura il cosmo; i suoi pilastri d’angolo determinano i quattro elementi, nel suo aspetto allegorico invece, rappresenta un segno di stabilità.
Il quadrato assieme al cerchio, narrano due rimandi sostanziali di Dio: l’unità e il manifestarsi divino. Il cerchio il celeste, il quadrato il terrestre, non in conflitto ma distinzione e conciliazione di Creatore e creato.
Inoltre, un elemento di non secondaria importanza nell’iconografia sacra,  è il colore, soprattutto  per il suo simbolismo, infatti ho circondato la figura del santo,  con il rosso cinabro, il colore dei serafini, emblema dell’amore divino, dove ho inserito il monogramma di Cristo (o CHRISMON) una combinazione di lettere dell'alfabeto greco. Il simbolo è composto da due lettere sovrapposte, scritte più grandi, la X e la P, che riportano, rispettivamente, alla lettera greca 'χ' (chi) e 'ρ' (rho). Tali due lettere sono le iniziali della parola 'Χριστός' (Khristòs), l'appellativo di Gesù; ai lati di queste due lettere, ve ne sono altre due: una 'α' ed un 'ω', alfa ed omega, prima ed ultima lettera dell'alfabeto greco, simbolo del principio e della fine rifacendosi all'Apocalisse di Giovanni (21,6):
È compiuto!
Io sono l'Alfa e l'Omega,
il Principio e la Fine”.
Riguardo al linguaggio pittorico, per evitare di cadere nel citazionismo, o in codici rappresentativi passatisti, ho usato quello dei tipico dei murales, da un lato perché tende a richiamare una rappresentazione dal marcato tratto distintivo, sia esso ideologico, politico o sociale, e qui ritorniamo al valore dell'arte in riferimento alle sue potenzialità comunicative, dall’altro, perché con la spontaneità voluta del tratto, insieme alla vividezza dei colori, in sinergia generano un effetto di immediatezza visiva.  
*Opera esposta in occasione della Giornata Nazionale dell’Arte, “Santi e beati di Sicilia”, presso la Chiesa di San Giorgio dei Genovesi, (Pa).

http://mariaritaorlando.wordpress.com/2014/05/02/giornata-nazionale-dellarte-santi-e-beati-di-sicilia-un-santo-per-amico/

 
Testo di Maria Rita Orlando. All rights reserved-©. Opere pubblicate ai sensi della legge 22 aprile 1941 n. 633, capo V, sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione, in qualunque forma, senza autorizzazione dell’Autore. La riproduzione, anche parziale, senza l’autorizzazione dell’Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta legge.